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LE RISORSE DELLA QUARANTENA

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Sono le 4 di mattina, non dormo. Non ho mai dormito tanto ma l’obbligo di stare chiuso in casa e i pensieri che inevitabilmente si fanno strada in questo periodo buio della nostra epoca non aiutano di certo ad allungare le mie notti.

Sto vivendo la mia quarantena sui libri; sto studiando e leggendo tanto, sempre con il pc acceso e con qualche libro aperto di fianco a me. Ho deciso di utilizzare un’altra piattaforma per seguire i miei atleti, era da tanto tempo che volevo farlo, e adesso che il tempo si sta prendendo le sue rivincite ho ceduto alla tentazione. Sto rivedendo tanti concetti, ripassando argomenti ormai polverosi e dati per scontati dopo tanti anni e inevitabilmente va a finire che metti in discussione il tuo modo di lavorare, il tuo approccio all’ atleta, le basi su cui ti sei sempre appoggiato. Le conferme sono tante, ma sono tanti anche i dubbi, gli interrogativi, le curiosità e la voglia di approfondire argomenti che la mancanza di tempo non ti permetteva di fare; e cosi dalla sedia ti ritrovi a terra a provare un esercizio calistenico che non ti ricordavi più. Ti ritrovi a provare esercizi che non facevi da una vita, o che a memoria non avevi neanche mai fatto. Ti ritrovi a riaprire un libro di fisiologia dello sport che ha sapore di passato, di studio “forzato” più con l’obiettivo di prendere un bel voto che di sviscerarne l’argomento. I disegni di quel libro mi colpiscono ancora; erano bellissimi e ora, a confronti con le meraviglie della grafica digitale, lo sono ancora di più: puliti, chiari ma allo stesso tempo che lasciano spazio alla tua immaginazione, al tuo modo di interpretare le cose, le posture, i movimenti.

Ogni tanto la tv è accesa. I bollettini di guerra si susseguono. Non ne ho più voglia. La tristezza e lo sgomento per tante vite spezzate è tanto. E non aggiungo altro. La paura che possa succedere anche a te e ai tuo cari è un pensiero che rifuggi in modo automatico, o almeno, per fortuna per me è così. Mi piacerebbe avere la tv di Artemio (Il ragazzo di campagna, ndr) in questo momento. Solo luce e silenzio per continuare a fare quello che stavo facendo.

La mia biblioteca è in palestra, dove lavoro. A parte che i libri “arredano” e creano subito un ambiente caldo e famigliare, mi sembrava bello che chi entrava in palestra potesse leggere qualche titolo interessante, magari che parlasse, indirettamente, proprio dei motivi della sua visita. Non nego che la speranza fosse anche che pensasse che quei libri qualcuno, dietro il bancone, li avesse anche letti. Colgo l’occasione per tranquillizzare il visitatore. Letti tutti, qualcuno lasciato a metà per poco interesse, di uno invece ancora oggi sono dispiaciuto di non essermi fatto dare indietro i soldi. Osceno. Il suo autore va molto di moda adesso quindi non vi posso neanche dire il titolo per non farvi provare la mia esperienza. Osceno.

E’ capitato più volte che i miei atleti mi chiedessero, spesso un po’ basiti, quanti esercizi conoscessi. In onestà credo che ogni volta abbia pensato a quanti ancora non conoscessi o avrei voluto conoscere. Mi piacerebbe essere modesto nel dirlo, in realtà sono molto oggettivo. La vastità della materia che lo sport, l’allenamento e la preparazione atletica comporta è tale che non riesci sempre ad approfondire tutti gli argomenti come vorresti, soprattutto per chi come me si cimenta nelle multidiscipline. Sono molto curioso, spesso so di esagerare, ma la fame di sapere e di approfondire, credo da sempre sia alla base del successo, ma soprattutto dell’onestà intellettuale nei confronti di chi ti sta di fronte.

In questo la quarantena aiuta. Hai tempo per approfondire, fare qualche “refresh di sistema”, rileggere, riguardare. Riprovare.

Da buono “scaldamozzi” quale sono, oltre a provare gli esercizi di cui sopra, dedico un’oretta, un’oretta e mezza al giorno alla spin-bike. Nel mondo del ciclismo e del triathlon moderno è ormai un oggetto obsoleto. Diciamolo. Ora vanno di moda i rulli interattivi con programmi di gestione e di condivisione meravigliosi. I piani di allenamento che preparo per i miei atleti sono spesso basati (e in questo periodo a maggior ragione..) su lavori sui rulli. Sono lavori spesso impegnativi, molto tecnici e molto redditizi. Soprattutto per quanto mi riguarda, sono eccezionali per poterne leggere i dati da remoto. Insomma, se un tuo atleta si è allenato bene lo vedi. E questo per me, come per ogni allenatore, ha un grande valore.

Ma torniamo alla mia vecchia spin-bike: mi sto divertendo come un bambino. Sto rifacendo vecchi drills che non facevo più da una vita, esercizi che andavano di moda tempo fa e che adesso da riprodurre sui rulli sono molto più difficili da fare se non impossibile. Il cardiofrequenzimetro non lo sto usando. Ho solo un piccolo display che mi indica la cadenza di pedalata e il tempo trascorso, anche se in realtà dopo i 40 minuti io ci leggo il tempo che manca! Come spesso accade a chi ne ha a che fare costantemente, dei tecnicismi e degli strumenti del mestiere viene un po’ la repulsione. Mi sto allenando molto naif, senza obiettivi sportivi e per il puro piacere di farlo, con tutto quello che questo comporta. Recentemente ho letto un articolo di Nicola Pfund che parlava proprio di questo, il ritorno allo sport nella sua semplicità, per il gusto di farlo, senza orologi, senza tecnicismi. Insomma, in questo periodo predico bene ma razzolo malissimo. Ne sono consapevole. Diciamo che controllo il plotone dalle retrovie.

Questa quarantena così tanto odiata, non voluta, noiosa può essere anche una risorsa. Un momento per rimettere in discussione noi stessi e le nostre abitudini, un momento per fare quello che non abbiamo mai avuto il tempo di fare, un’occasione per cominciare un percorso che avremmo sempre voluto cominciare ma non l’abbiamo mai fatto. Il pericolo è cadere nell’ oblio della tv e dei social, della passività nei confronti della vita, del mondo, della natura…e della nostra stessa libertà che prima ancora di partire riaprendo la porta di casa, parte riaprendo la porta dei nostri pensieri.

Dopo questo attacco di sincerità, mi vado a bere un caffè.

 

Giuliano Conconi