Buttarsi in vasca per un non nuotatore (o un “mai” nuotatore come ironicamente chiamo i miei atleti che non si sono mai avvicinati alla disciplina) è la cosa più innaturale che esista.
L’idea del freddo, la mancanza di respiro, l’incapacità di eseguire un gesto tecnico decoroso e l’ansia che ne segue sono infatti dei veri e propri incubi per chi vuole avvicinarsi al nuoto.
Faccio subito una premessa: io non sono un maestro di nuoto, non arrivo dal nuoto e non voglio insegnare ai gatti a rampegare (come si dice dalle mie parti) soprattutto con la quantità di tecnici bravissimi e formati che abbiamo.
Nonostante sia un allenatore federale di triathlon e abbia fatto un percorso didattico ai tempi dell’università di s.m., il mio passato sportivo è legato alla bicicletta e la mia formazione è più incentrata sulla corsa e sul ciclismo.
Forse è proprio per questo motivo che sono più vicino alla storie e alle problematiche di chi si avvicina al nuoto per la prima volta.
Non vorrò parlare in questa sede dei tecnicismi legati alle “fasi” del nuoto, alla posizione delle mani, al movimento delle gambe ecc.
Voglio solo concentrarmi sull’obiettivo di fare cominciare a nuotare un non nuotatore, di avvicinarlo alla disciplina partendo dal suo presupposto numero 1: competere in un triathlon, non perfezionarsi nel nuoto. Per quello ci sarà tempo. Per quello ci sono professionisti più formati e dedicati.
Ai praticanti di triathlon di lunga durata ed ai puritani del nuoto sarà già passata la poesia leggendo. E li capisco. Ma il fine di questo articolo è un altro. E’ cercare di rendere più agevole ai non nuotatori la prima parte, la parte iniziale, quella che se non si supera farà perdere la possibilità di partecipare ad un triathlon o chissà, col tempo anche ad un Ironman.
C’è una cosa che ho imparato da allenatore federale che reputo importantissima: il triathlon non è andare forte in 3 discipline ed essere veloci nelle transizioni che le lega. Il triathlon è acquisire la padronanza delle discipline. Essere capaci di, saper gestire, sapersi conoscere.
Bene, la gestione dell’acqua, non essendo il nostro ambiente naturale, è la cosa più difficile da padroneggiare. Ma perché? Perché a corsa non ho problemi e in bici vado come una moto…ma in acqua ad ogni vasca devo toccare il bordo? Perché vado subito in affanno?
Spesso e volentieri chi vuole fare il primo triathlon e viene da altre discipline ha una composizione corporea che contrasta il galleggiamento delle gambe (soprattutto nei ciclisti) con masse muscolari spesso importanti e scarso contenuto di adipe. Questo fa si che rimanere con agio nella posizione natatoria sia più difficile rispetto ad un “non atleta” o ad una persona con una acquaticità ed una composizione corporea più confacente al nuoto.
Ma quindi questo vuol dire che un runner o un ciclista non debbano essere in grado di raggiungere buoni livelli anche nel nuoto? La risposta è certamente negativa, e nel triathlon d’elite la risposta è talmente tangibile da rendere il discorso sterile e fuori luogo. Ma noi non siamo triatleti d’elite, noi siamo degli sportivi che vogliono imparare a nuotare per arrivare dall’altra parte, finalmente…, alla nostra amata bicicletta.
Allora qual è la via più breve e semplice per arrivarci? La risposta è molto semplice. Bisogna togliere l’ansia, bisogna togliere l’affanno, bisogna regolarizzare il respiro. Il trucco c’è. In realtà non è un trucco e non è nemmeno un segreto. Si chiama pull-buoy!
Qualcuno non sarà d’accordo, altri diranno che è la scoperta dell’acqua calda, tantissimi però non sanno nemmeno di cosa si tratta. Tra quei tantissimi ci sono anche parte di quegli atleti che ogni anno si rivolgono a me per cimentarsi nel loro primo triathlon!
La didattica che io propongo all’inizio è incentrata per lo più sull’utilizzo del pull-buoy. Inizialmente non per concentrarsi meglio sul gesto atletico, ma per vincere la paura dell’annegamento, e l’ansia dell’ambiente acquatico. Solo una volta raggiunta una ragionevole padronanza dell’ambiente si sarà pronti per affrontare il secondo step legato alla tecnica di base, e alla didattica del nuoto vero e proprio.
Anche in questa seconda fase l’utilizzo del pull aiuterà il nuotatore a mettere in pratica con più agio tutte le tecniche, gli esercizi e gli skills che saranno forniti dal suo istruttore.
Naturalmente il pull dovrà essere alternato a fasi in cui saranno utilizzate le gambe liberamente per avvicinarsi ad una nuotata normale con metodo e in modo naturale.
In questa fase anche l’utilizzo delle pinnette può aiutare molto l’atleta per aumentare la propulsione delle gambe e mantenere sempre “alto” il baricentro in acqua.
Alle nostre latitudini la maggior parte dei triathlon si svolgono con la muta. E’ inconcepibile a mio avviso tralasciare questo dettaglio. E’ impensabile che un non nuotatore non venga istruito sul fatto che con la muta si galleggia e che il feeling nell’acqua è migliore. Ed il pull buoy in piscina è la prima arma che abbiamo a disposizione perché un nuotatore si senta a suo agio in ambiente acquatico.
Queste affermazioni sono sempre figlie della premessa iniziale, ossia far gareggiare ed avvicinare al triathlon atleti che altrimenti non lo farebbero o non troverebbero il coraggio necessario per cominciare un percorso natatorio.
La seconda fase demandata a serie scuole nuoto sarà fondamentale per migliorare la tecnica e perfezionare il gesto atletico. La costruzioni delle componenti metaboliche nel nuoto e della velocità a mio avviso è invece assolutamente fuorviante nel primo periodo. Anzi, può avere esattamente l’effetto contrario di scoraggiare e allontanare l’atleta dal suo percorso e dal suo progetto.
Bastano poche sedute per sentirsi bene in acqua. Ne servirà qualcuna in più per costruire una base su cui strutturare lavori di tecnica elementare. Ma nel frattempo avremo gettato le basi perché il nostro sogno possa cominciare a concretizzarsi.
Proporrò prossimamente dei video e dei tutorial per neofiti, sempre nella consapevolezza dell’unicità del punto di partenza e delle capacità individuali.