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Il posizionamento laterale delle tacchette

La regolazione ottimale dell’assetto della bicicletta è il punto di partenza fondamentale che dovrebbe accomunare tutti gli appassionati di ciclismo indipendentemente dal livello e dalla disciplina praticata.

Una postura corretta ci può evitare infatti quelle fastidiose “tecnopatie” (patologie legate al gesto tecnico) che spesso sono fortemente limitanti e nei peggiori dei casi possono indurre anche alla sospensione della pratica sportiva.

Tra le tante regolazioni che si possono apportare ad una bicicletta, o meglio al connubio ciclista-bicicletta, oggi approfondiremo il tema della regolazione delle tacchette sull’asse trasversale. La regolazione delle tacchette è sicuramente la regolazione più “fine” in una seduta di bike fitting. Essa infatti richiede la massima precisione in quanto piccoli spostamenti possono comportare anche grandi adattamenti a livello posturale e di conseguenza influire sulla biomeccanica dell’intero gesto della pedalata.

La regolazione complessiva delle tacchette può interessare due assi (longitudinale e trasversale) e l’angolo di rotazione della tacchetta rispetto all’asse longitudinale. In sintesi, se prendiamo una scarpa da ciclismo e ne guardiamo la suola, possiamo sportare la tacchetta sia verso destra che verso sinistra (ossia verso il centro della scarpa o verso la sua parte laterale, nel caso abbiamo in mano la scarpa destra), in avanti o indietro rispetto alla punta della scarpa, e lungo quest’ultimo asse ruotarla verso destra o verso sinistra, portando la punta della tacchetta rispettivamente all’interno dell’asse longitudinale o all’esterno. A queste tre regolazioni di base se ne aggiungono altre 2, molto più complesse che il più delle volte esulano perfino dalle competenze di un biomeccanico, o quantomeno solo dalle sue: aggiungere spessori ad una tacchetta per pareggiare la lunghezza degli arti inferiori (e qui si entra in un vero e proprio ginepraio cui vale la pena dedicare un’ approfondimento in un’altra occasione), e aggiungere dei cunei lateramente alla tacchetta per inclinare la scarpa rispetto al pedale.

La regolazione trasversale delle tacchette è un tema poco dibattuto e sottovalutato rispetto ad esempio alla regolazione longitudinale (antero-posteriore) e alla rotazione attorno al rispettivo asse. Avere un piede più vicino o più lontano dalla pedivella spesso è più un problema relativo ad un’eventuale sfregamento degli stessi, o ad una compressione del copriscarpe in neoprene nel periodo invernale. In realtà l’avvicinamento o l’allontanamento del piede dal centro della bicicletta ha a che fare con almeno due possibili conseguenze per il ciclista:

1: l’insorgere di eventuali problematiche al ginocchio

2: Una pressione eccessiva e non correttamente distribuita all’interno della scarpa

Per quanto riguarda il primo punto dobbiamo fare una veloce premessa; la larghezza complessiva tra i due pedali è generalmente standard a prescindere dalla taglia della bicicletta. Questo vuol dire che persone alte 190 cm pedaleranno con i piedi alla stessa distanza di persone alte 160 o 150 cm. Come è facile intuire l’angolo che andranno a formare tra femore e tibia (angolo Q) sarà diverso. E’ il caso di osservare che l’angolo in questione è anche dipendente dalla larghezza del bacino, misurazione necessaria per procedere ad una regolazione ottimale. Ricordiamo inoltre che le donne hanno un bacino anatomicamente più largo rispetto agli uomini e che di conseguenze avranno un angolo Q più aperto. Tale premessa era importante per capire che la regolazione trasversale delle tacchette ha a che fare con variabili più complesse di quello che si tende a pensare. Quando ci troviamo di fronte alla necessità di allargare i piedi tra di loro non sempre la regolazione delle tacchette è sufficiente; in questi casi si dovrà lavorare sugli assi dei pedali o su eventuali accorgimenti come distanziali che permettano una regolazione più ampia dei pedali. Il confort percepito e la valutazione biomeccanica sul piano frontale (ossia visti “da davanti”) saranno le chiavi per trovare la posizione corretta.

Il punto 2 ha a che fare unicamente con la regolazione delle tacchette. Contrariamente al punto 1 che come visto può dipendere anche dalla lunghezza dell’asse dei pedali, una regolazione troppo interna della tacchetta può far “cadere” il piede verso l’esterno, aumentando così la pressione sul lato esterno della scarpa con la possibilità di far insorgere problematiche di formicolii, indolenzimenti o parestesie alla parte del piede interessata. Inoltre è da considerare che dovremo fare uno sforzo aggiuntivo per far lavorare la caviglia lungo il suo asse naturale, in quanto tenderebbe a cadere verso l’esterno. Questo atteggiamento può causare alla lunga un sovraccarico e una conseguente infiammazione della zona.

Fino a qui abbiamo trattato l’argomento puramente da un punto di vista biomeccanico rivolto al confort. Sicuramente i ciclisti più esigenti si staranno chiedendo quale sia la posizione più performante per sviluppare maggiore potenza. La risposta che mi sento di dare è che se un posizionamento in prossimità del centro di applicazione della forza è sicuramente da preferire da un punto di vista fisico (ossia tacchetta posizionata al centro sotto la linea metatarsale) non necessariamente deve essere così da un punto di vista “meccanico” individuale. L’unicità dell’atleta sviluppa accorgimenti e compensi che sono assolutamente individuali e genera posture che sono il riflesso della sua unicità. Un buon posizionamento delle tacchette ( e del setting biomeccanico in generale) non può non tenere conto di questa unicità, e dovrà essere un compromesso perfetto tra il comfort percepito dal ciclista e il range angolare ottimale.

La regolazione delle tacchette come abbiamo avuto modo di vedere è molto ampia e complessa. E’ una regolazione molto fine. Un millimetro in più o in meno può generare lungo la catena muscolare adattamenti anche molto significativi. E’ inoltre da considerare che lavorando su più assi, la posizione ottimale sarà verificabile unicamente in modo dinamico, tramite l’osservazione di un  tecnico biomeccanico prima e con la prova su strada poi, la vera “prova del nove” di avere fatto un buon lavoro.

Concludo con una nota di carattere generale che riguarda qualsiasi cambiamento all’assetto della vostra bici: ogni cambiamento ha bisogno di un adattamento da parte del vostro corpo. Se state lavorando per cercare la posizione perfetta, procedete con una modifica alla volta e date spazio almeno 3 o 4 uscite per giudicarne la reale efficacia!

Se siete stanchi di provare e volete eliminare una volta per tutte i vostri fastidi o problemi il mio consiglio è quello di eseguire un fitting professionale con valutazione posturale e cinematica (riprese video del movimento). Per info sul servizio contattatemi a endorfinach@gmail.com o al numero 0041 (0) 779491889

Giuliano Conconi

L.S.M – Allenatore Fitri – Biomeccanico del ciclismo