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Swedeman 2023…questa ve la racconto!

Le cose belle è bello condividerle. E lo Swedeman 2023 è stata una cosa bella, bellissima anzi, per certi versi incredibile. Ho perso l’abitudine di prendere un po’ di tempo a freddo per raccontare queste avventure, forse per la mancanza di tempo o forse perché avevo paura potesse sembrare un vantarsi agli occhi degli altri di una cosa in realtà “normale” a suo modo. Visti i successi mediatici senza contenuti di blogger, tiktoker e influencer credo che un racconto di 14ore e 38 minuti di fatica possa almeno competere per contenuto e valore del messaggio…

Preamboli metafisici e genuine seghe mentali a parte vi racconto cosa è successo il 9 luglio 2023.

Ho partecipato allo Swedeman, un Ironman Extreme del circuito Xtri World Tour che ha preso il via ad Are, in Svezia, a circa 9 ore di auto verso Nord da Stoccolma.

La gara prevedeva 4km di nuoto in un lago, 205 km di ciclismo con 2400 d+ e 43km di trail running con 1900 mt d+. Per gli ultimi 13 km della corsa era obbligatorio avere un supporter; anche questa volta come era successo nel caso del Greek Hero, ha accettato il mio invito a farmi compagnia l’amico Valerio, col quale alla fine ho condiviso molto di più degli ultimi 13km della corsa.

La preparazione del viaggio non è stata accurata come altre volte, a causa di un periodo davvero pieno al lavoro tra biomeccaniche e gestione dei miei amati atleti (quelli veri), e nemmeno la preparazione specifica lo è stata. La qualifica ai Mondiali di Lathi di 70.3 di fine agosto ha infatti catalizzato la mia preparazione, incentrata sulla distanza media (con all’attivo 3 gare disputate da inizio anno). Di lunghi in bici ne ho fatti pochi ma con metodo e anche a corsa non ho esagerato con le distanze, per non litigare troppo con un ginocchio che quest’anno mi ha già fatto troppi scherzi. La gestione del carico è stata ottimizzata come al solito ormai da anni con la mia piattaforma di lavoro (TP), la quale mi ha anche aiutato a gestire la programmazione del calendario gare. Per il nuoto invece il discorso è diverso; ho nuotato parecchio insieme alla mia squadra, sia in inverno in piscina, sia nel lago da quando ne abbiamo avuto la possibilità. Mi sono impegnato molto sotto gli occhi vigili del buon Andrea, e mi sono divertito condividendo gli allenamenti con la mia amata Valentina (mia figlia…) e finendoli il più delle volte con una bella birretta a fine allenamento.

Tutto pronto, bello carico, “good vibes” come dice sempre Valerio, crono nella borsa insieme al solito carico di roba, sogni e speranze. Si parte.

Mi rompono la borsa della bici a cui sparisce magicamente una ruota, bestemmie dal km zero.

Seguono 7 ore di macchina in notturna fino ad Are con partenza intelligente da Stoccolma a mezzanotte dopo aver osannato anche con la colonnina automatica della Hertz, non in linea con la nostra intenzione di ritirare la macchina che avevamo prenotato…

Un po’ dormo un po’ faccio finta di far compagnia al buon Valerio che guida. Viaggio lungo. Sempre chiaro un cielo che non vedremo mai buio. Un’alba incredibile nei pressi di Torrebrun, dove finisce l’autostrada e comincia la sequenza infinita lago-pino-abete-casetta che caratterizza la Svezia…meravigliosamente.

La sistemazione è strategica. Vicino al centro organizzativo della gara, ma soprattutto sopra ad un pub di cui apprezziamo subito hamburger e birre, giusto per sentirci a casa.

Facciamo subito la registrazione alla gara. Pettorale n. 11. Il numero mi piace. Se rispecchiasse anche la posizione all’arrivo sarebbe fantastico penso io…chissà?!

Giusto il tempo di rimontare la bici che il buon Ale ha sistemato a tempo di record…che sono assalito dal dubbio di avere il cambio scarico. Controllo. E’ scarico. Panico e sacramenti. Al buon Ale fischiano le orecchie…ma è solo un modo per non darmi del pirla da solo visto che non ci avevo pensato. Comincia la ricerca paranoica. In serata dopo aver girato gli unici ciclisti della zona (tutti incentrati sul downhill di cui Are pare essere una mecca…) riesco a trovarlo dal meccanico ufficiale della gara. Carico. Son tranquillo.

Per la mattina successiva è prevista la “social swim”, un momento dedicato alla prova dell’ acqua che troveremo in gara all’indomani. E’ un bel momento di conoscenza e condivisione con gli altri atleti, coi quali si parla del più e del meno e si scambiano idee sulla gara. Tante facce le riconosco. Bello rivederle. Con Valerio entriamo e nuotiamo un millino. Bello fresco ma assolutamente accettabile. 16 gradi. Ben più alta di altre situazioni nelle quali mi sono trovato in passato…Celtman 2017 su tutte…con i suoi 11 gradi e onde di un metro. Qui si nuota bene. Il laghetto di Are è piatto, tranquillo e in un contesto meraviglioso. Dispiace quasi uscire, ma abbiamo ancora tutto da preparare e dobbiamo andare a visionare il percorso bike che onestamente non mi lascia troppo tranquillo. Esco dall’acqua “very confident” anche se nuotarci per più di un’ora sicuramente porterà con sé un po’ di freddo all’inizio della bici…e la solita indecisione su come vestirsi in zona cambio.

Facciamo tutto. Ormai siamo in modalità gara al 100%. Ricognizione effettuata. Il percorso mi si addice. Pieno alla macchina, bici pronta, zaino per la corsa obbligatorio pronto,…tutto pronto. Mangiamo veloci e andiamo a dormire presto. Alle 3 ci dobbiamo alzare. Il pub è davvero rumoroso…ma prendo sonno, qualcosa dormo.

Sveglia, pane e miele e alle 4 sono puntuale già con la muta per prendere il pullman che ci porterà alla partenza della frazione di nuoto. Ci siamo. L’adrenalina sale. Si parte.

Quando scendiamo dal pullman abbiamo ancora 30’ per gli ultimi preparativi e un po’ di riscaldamento. Il cielo è grigio, pioviggina e la nebbia è bassa. Ci allineiamo in acqua tra due bandiere e aspettiamo lo start scrutando l’orizzonte verso il quale dobbiamo nuotare. 3 boe arancioni dettano il percorso…3 km dritti di cui non si vede la fine. Li si passerà per un ristringimento prima che il lago torni ad allargarsi in prossimità delle cascate più larghe di Svezia al lato delle quali sarà posta l’uscita.

Suona la sirena. Comincia la festa. 100 metri corricchiando sul fondale melmoso prima di cominciare a nuotare. Parto bene, aumento piano piano il passo fino a trovare il mio flow. Si crea presto un gruppetto di 4 che mi aiuta a tenere alta la concentrazione. Senza accordo ci diamo qualche cambio che aiuta a rifiatare e a tenere alta la velocità. Ci separeremo solo all’uscita. Per uscire dal lago ognuno opterà per un percorso diverso. Io nuoto fino all’ultimo e mi alzo in piedi ormai quando l’acqua arriva al ginocchio. In quelle condizioni l’esperienza mi ha insegnato essere la soluzione migliore per gestire gli scogli e mettermi in piedi senza problemi. Pronto per correre verso la zona cambio.

L’uscita dall’acqua è qualcosa di unico. Meraviglioso. La vista frontale delle cascate è davvero spettacolare e ti ripaga della fatica che la loro corrente ti fa fare negli ultimi 200 mt della nuotata.

Uscito dall’acqua mi aspettano 400 mt di salita per arrivare alla zona cambio. Sono infreddolito e corro volentieri per scaldarmi, scortato da Valerio che mi ha portato un asciugamano e un termos con del te caldo. Valerio mi dice che sono andato forte. In effetti in zona cambio mancano poche bici e l’orologio mi dice che ho nuotato sul passo di 1.45…che per me è molto buono, e viste le condizioni direi ottimo. Il mio chip ha un problema e me lo cambiano prima di abbandonare la zona cambio, ma fatti 2 conti me la lascio alle spalle in 16esima posizione.

Comincia la bici, si comincia a menare. La prima mezz’ora consumo più energia per tremare che per pedalare. Ho un freddo della madonna. Mi scaldo con le prime 2 ore a quasi 38 di media. Sto bene, la gamba c’è, come pure le energie e la voglia. Nel frattempo il cielo diventa blu e le temperature cominciano ad alzarsi. Comincia la meraviglia. Contemplazione del percorso dall’inizio alla fine. Una meraviglia di natura selvaggia e verde abbagliante. Laghi, foreste, prati, casette rosse si fondono in un quadro di rara bellezza. Anche questo sarà di aiuto a gestire una frazione bike dalle caratteristiche tecniche davvero toste: tanto vento, tanto dislivello e un chilometraggio sopra i 200 km. 205 per l’esattezza. Li chiudo in 6ore e 15 minuti a quasi 33 km/h di media a 200 watt medi e 220 polarizzati. Alla vigilia avrei firmato.

Il T2 è posto alla fine dell’ultima salita, la più impegnativa. Valerio è li che mi aspetta e il cambio bici-corsa lo facciamo velocemente. Si parte in salita. Ho un piccolo attacco di stanchezza; gli atleti che avevo superato in zona cambio mi raggiungono e piano piano se ne vanno anche se dopo qualche km mi accorgo che sono tutti li davanti a vista d’occhio. Avrei potuto prendermela un po’ più comoda e riposare due minuti in T2, ma sono fatto cosi. Vero è anche che il brick bici-corsa l’ho sempre pagato, anche perché in bici credo di non essermi mai risparmiato in vita mia. Attento si al wattaggio…ma senza farmene una malattia. Fatto sta che il percorso comincia ad essere una vera e propria roulette russa a dove si mettono i piedi; terreno paludoso e corsi d’acqua che lo attraversano da ogni dove lo rendono davvero impraticabile per la corsa. Ci si prova ma spesso la gamba entra nella palta fino al ginocchio. Avevo ancora qualche sacramento da far fuori…ma decido di tenermeli…sono consapevole che ne avrò più bisogno qualche tra kilometro. Se il terreno è sconcertante per un verso, per l’altro il paesaggio e il contesto in cui sono immerso è irreale. Difficile da descrivere. Con la corsa ci siamo alzati decisamente in collina e dall’alto si può ammirare la potenza della natura e la vastità delle foreste svedesi. Solo i laghi riescono a contrastarle. Sono 130000 in Svezia…i laghi. Centotrentamila…da non crederci. Al quattordicesimo km della corsa è posto il secondo rifornimento. Li mi aspetta il buon Valerio visto che è un punto di intersezione con la strada carrabile. Coca cola, uno snikers e qualche haribo…(ormai il piano alimentare a cui sono stato attento per tutta la bici è saltato e so che solo la coca cola mi porterà al traguardo..ne ho una borraccia piena). La strada è ora molto più corribile di prima. Corro quando posso. Il passo è quello che è ma vedo che anche gli altri sono sugli stessi livelli. Al T2A infatti recupero altre posizioni e mi ritrovo nella stessa di quando avevo lasciato la bici. Sono gare così. I momenti bui e le crisi arrivano per tutti. La differenza è il modo in cui si affrontano e si cerca di superarle.

Dal T2A per regolamento è obbligatorio avere un supporter che corra con te fino al traguardo. Per sicurezza. Tante gare di questo tipo hanno questo regolamento. E indovinate chi correrà con me da li alla fine?…naturalmente Valerio che ha parcheggiato il nostro Volvone a noleggio e che tornerà dopo la gara con la navetta dell’organizzazione a riprenderlo.

Dal T2A posto al trentesimo km si comincerà a salire verso Areskutan, la cima della montagna che sovrasta Are e sui quali pendii si scia in inverno (qui fa anche tappa una gara di coppa del mondo FIS di sci alpino). La cima è il punto più alto della gara a 1420 mt e sovrasta il paesino di Are a valle sul lago a quota 370 mt. Con Valerio cominciamo questa ascesa assurda in compagnia di altre 4 coppie di atleti. Alla fine capirò che ci stavamo giocando la Quattordicesima posizione. La salita va bene, scolliniamo praticamente insieme. E la discesa verso Are che mi fa davvero male. Come la salita è un percorso di montagna non corribile che si disegna tra massi, passaggi tecnici e qualche strapiombo. Le mie gambe son finite per saltare in eccentrico da un masso all’altro, così la nostra velocità nei confronti degli altri avversari cala parecchio. Tornerò a correre solo sotto l’ultimo impianto quando il sentiero lascerà il passo ad una forestale e le mie gambe riusciranno finalmente a correre.

Arriviamo al traguardo. Poca gente ad applaudire, ma tutti esaltati. Mi dicono essere diciassettesimo (il giorno dopo mi troverò diciottesimo. Mah.). Il giorno prima ci avrei messo la firma ma visto come si era messa la gara…un po’ di rammarico per qualche posizione in più rimane. Non 11 come il pettorale…ma un 15 ci sarebbe stato bene. Ma è la storia che si ripete, non sono mai contento, e invece che esaltarmi pienamente per una super prestazione in una gara iconica…rosico per tre posizioni. Ad ogni modo…dopo 5 minuti mentre aspetto il Vale che va a prendere la macchina mi siedo al pub ancora con body zainetto e pettorale e bevo la prima pinta di una lunga serie. Il dopogara, il viaggio di ritorno a Stoccolma, la città di Stoccolma e tutti i festeggiamenti vari ve li risparmio, ma vi spoilero che è stata una figata anche quello.

Ogni tanto penso alle esperienze che mi sarei perso se non avessi ceduto a quei piccoli momenti di follia che ti fanno clickare l’iscrizione davanti al pc. E’ la regola maestra: per fare bisogna cominciare. Paure in tasca e sogni negli occhi.